Traversata Monte Bar - Mtb story
- Mtb life
- 26 maggio 2009
Alle 9:30 siamo pronti a pedalare, siamo a Tesserete, un’ora da Milano, un paese pochi chilometri a nord di Lugano nel Canton Ticino. Voglio fare un giro completo che tocca 3 capanne, ma siccome non voglio rinunciare a una discesa finale che conosco e che amo, mi organizzo con una traccia GPS ricucita da vari pezzi, una traccia decisamente “arlecchina”. Malgrado avessimo anche una traccia più semplice per salire in quota, decidiamo di farci del male e salire dalla traccia rossa, che sconsiglio vivamente!
Gps Track e info
Con me c’è il Grizzly e basta. L’altro pazzo è a Finale con la sua nuova Trek Remedy. Ho dissuaso anche la mia fidanzatina per via dei dubbi sulla lunghezza e durezza del giro.
La salita
Parlerò poco della salita perché è stata lunga e faticosa, e soprattutto abbiamo spinto la bici spessissimo. Evidentemente salivamo da un sentiero ideale per scendere, non per salire.
“Grande errore, grande errore”, mi dirà Leo, il mio amico svizzero, con il suo accento alla Hunziker, quando gli racconto che strada ho fatto. Il Grizzly, con la sua Coilair e le gambe molli, fatica e arranca, arranca e bestemmia, bestemmia e impreca.
Saliamo, saliamo e saliamo. L’obiettivo è arrivare in quota per poi compiere la grande traversata dalla capanna San Lucio alla capanna Monte Bar. Finalmente arriviamo alla capanna San Lucio, mangiamo salametto e formaggio e ammiriamo le innumerevoli bici da all-mountain parcheggiate. Sono tutti biker della Svizzera tedesca: Scott Ransom, Trek Remedy, Cube, Enduro…
Finito il pasto, inforchiamo finalmente il sentiero. La traversata inizia e siamo subito soli.
La traversata
Siamo proiettati immediatamente in un’altra dimensione. Il profilo della montagna è irregolare, e i canaloni si susseguono, talvolta con lingue di ghiaccio e fragorosi ruscelli che scalpitano sotto.
Il sentiero è fantastico e, quando il profilo della montagna lo permette, lo sguardo lo segue all’infinito per chilometri e chilometri. Sono 20 minuti che pedaliamo e la traccia GPS indica che ne avremo ancora per molto.
Mi piace questo concetto: quando sono a casa penso a mille cose, ma qui ci sono solo io, il sentiero e il cielo. La bici è solo un mezzo per vivere questo momento, e la adoro per quello che è: un cavallo di ferro con le ruote.
Il Grizzly è sempre alle mie spalle, silenzioso e stanco. Pedaliamo nel nulla, siamo davvero soli. A volte ho un po’ di paura: l’ultima lingua di ghiaccio in un canalone ci ha riservato una sorpresa, un buco profondo proprio accanto a dove dovevamo passare.
L’inizio della discesa
Il profilo della montagna si distende. La traccia GPS “arlecchina” dice che siamo quasi al bivio per la mia adorata discesa. Mi giro indietro a guardare il trail, e già mi dispiace che sia quasi finito. È passata un’oretta, ma abbiamo ancora mezz’ora davanti.
Sono arrivato al punto in cui la traversata termina, siamo circa 500 metri prima della capanna Bar. Da lì parte un single track in discesa entusiasmante. Ci sono dei tavoli da picnic e attendo il Grizzly per dargli la buona notizia: si comincia a scendere!
Ad un tratto, davanti a me, una stupenda sorpresa: immobile e con le orecchie dritte, una volpe mi osserva. Non se ne va, anzi, quando arriva il mio compagno di avventura, ci viene incontro. È affamata, probabilmente perché la neve si è sciolta da poco e siamo a fine maggio.
L’ultima discesa
La discesa è un single track tra pinete e ruscelli, con gradinetti e appoggi naturali. Arrivati in fondo alla prima fase, discutiamo di politica con le mucche scozzesi, che sembrano apprezzare le Five Ten Karver del Grizzly.
Sorpresa finale: odio l’asfalto, e per evitare un piccolo collegamento decido che risaliamo di 200 metri di dislivello per fare un traverso spingendo la bici e ributtarci giù per l’ultima, infinita discesa.
Il ritorno
Eccoci arrivati, sono le 20:30 e siamo tornati a Tesserete. Beviamo una birra, mangiamo un panino, risaliamo in macchina e in un’ora siamo a Milano. Di nuovo in mezzo all’asfalto e alle macchine.