La giornata è grigia e fredda, ma nonostante tutto decidiamo di partire, è la mia prima uscita del 2010 e pur di raidare sono disposto a tutto.
Destinazione: Rive Rosse.
Per la strada non incontro quasi nessuno, è ancora troppo presto e troppo freddo per un sano di mente.
Il puntello con Gracielo è il solito, ci arrivo dopo tre quarti d’ora di marcia tranquilla, la temperatura in auto è volutamente bassa, per cercare di
attenuare la fase di acclimatamento quando dovrò mettere il naso fuori.
Gracielo arriva pedalando al luogo dell’appuntamento, il suo ghigno feroce è solcato dalle lacrime causate dalle rasoiate d’aria gelida.
Carichiamo le bici in auto e si parte.
L’impianto audio sfodera tutti i suoi watt pompando la colonna sonora di Kranked 7.
Gli argomenti che si mischiano alla musica vanno dal freddo alle nuove idee per il 2010, da quanta voglia di raidare abbiamo a cosa ci siamo portati da
mangiare.
Arriviamo a destinazione, scarichiamo le bici e si parte.
Il freddo penetra attraverso le Five Ten e le dita dei piedi sembrano quelle del burattino Pinocchio, le dita delle mani sono delle stalattiti.
Dopo il primo breve tratto su asfalto ci incamminiamo verso le Rive Rosse, mentre pedaliamo il calore corporeo riesce a scaldarci, la circolazione arriva
finalmente anche alle estremità.
Mani e piedi tornano ad essere parte del mio corpo.
I saliscendi di questo posto sono come sempre bellissimi e divertentissimi, il terreno arancione scricchiola sotto i miei Continental 2.4 e Gracielo raida
stilosissimo in jeans, pronto per il più trendy degli happy hour.
Il freddo morde come una mangusta e la crisi ipotermica è dietro l’angolo che ci aspetta.
Continuiamo a pedalare in tutta solitutidine, oltre a noi nessuno.
Il trail in mezzo agli alberi ghiacciati è spettacolare, Gracielo, in preda alla prima crisi ipotermica, si sente uno dei tre Re Magi e mi chiede preoccupato
dove Diavolo è finito Melchiorre.
Io invece mi sento a Narnia: per oggi questo mondo ghiacciato è solo nostro.
E intendiamo godercelo tutto.
Mi fermo un attimo e mi guardo intorno.
Lo zaino idrico è diventato un dispenser di granita e il paesaggio è a dir poco surreale…
Il gelo e la pedalata vigorosa esauriscono in fretta le nostre scorte, dobbiamo mangiare qualcosa, ma di certo questo non è il clima ideale per sedersi
sul prato e mangiare tranquilli il pranzo al sacco.
Ci arrangiamo come possiamo, chi si ferma è perduto.
Dopo il salitone asfaltato che ben conosciamo eccoci finalmente in cima, ci prepariamo per scendere e mangiamo qualcosa.
Io mi sento in uno stato leggermente confusionale, Gracielo contempla il trail insieme all’Oracolo della Montagna.
Siamo pronti per la bellissima discesa che, già sappiamo, ci farà dimenticare il freddo patito.
Da qui in avanti libidine completa.
Immortaliamo il momento che precede la goduria, ci guardiamo senza parlare visto che il gelo rende difficoltosi i movimenti facciali.
Come sempre quando ci si tuffa a capofitto nel trail si pensa solo a raidare e a godersi il momento presente, non c’è ne tempo ne voglia di soffermarsi a
fare fotografie…
Il freddo non lo sentiamo più, il terreno tiene che è una meraviglia, Gracielo mi precede facendo strada e le sospensioni lavorano entusiaste dopo
settimane passate nel letargo del garage.
La discesa dura come sempre troppo poco, un breve tratto di strada ed eccoci di nuovo all’auto, stanchi e infreddoliti, ma enormemente soddisfatti
dalla splendida raidata nei ghiacci di Narnia.