Alta Rezia – foto e testi Graziano De Maio e Giovanni Casolari
Nota: questa avventura ripercorre l’itinerario che si effettua durante il Dreilander Tour ufficiale che si svolge con il servizio di trasporto bagagli e i pernottamenti in Hotels.
Scopri il Dreilander Tour con trasporto bagagli
Nel nostro caso lo abbiamo fatto in autonomia in modalità Bikepacking
Ci sono avventure che si programmano con mesi di anticipo altre che nascono e prendono vita in pochi giorni sull’onda di un viscerale bisogno di avventura e libertà. questa è una di quelle. Quando arriva la chiamata so che devo essere pronto, dovrò rispondere si o no. Il mio caro amico Giò ci è abituato e sa che quando lo chiamo e gli dico “ho un’idea ci stai?” lui deve dire si o no. Per fortuna la sua forma fisica e i suoi allenamenti gli consentono di fare poche domande e accettare proposte oscene con un buon margine di possibilità di farcela. Questa storia inizia con questa immagine; siamo noi due. Siamo arrivati all’ultima tappa, Livigno, abbiamo piazzato la tenda per l’ultima volta e stiamo andando a mangiare la pizza! Di tutte le foto fatte in questo tour questa è quella che mi piace di più, la più evocativa e ricca di significato. Stiamo zitti e camminiamo ripensando a questi 5 giorni, alla nostra destra vediamo il passo Cassana che da Livigno ci ha portato in Svizzera a alla nostra sinistra l’Alpisella da dove siamo arrivati dopo aver passato la Svizzera, L’Austria, di nuovo la Svizzera e poi di nuovo a Livigno. Un Bikepacking Tour in Mtb contornati dalle vette delle Alpi Centrali.
Ecco il giro: unica differenza la tappa arancione che avviene non dall’umbrail ma dalla val Mora.
La Val Federia – La strada che sale verso il Passo cassana
Distanza: 67.9 km
Dislivello: 1533 m
La sera prima della partenza siamo a Livigno e piove forte. Le previsioni non sono buone. Avremmo voluto campeggiare già questa notte anche se non abbiamo ancora tirato fuori tutto dalla macchina e non abbiamo ancora gli zaini e l’attrezzatura pronta nella sua versione Tour, è tutto in macchina. Alle 11 di sera siamo al bar Engadina a bere Taneda, un amaro alpino fatto con l’erba iva, fuori fa freddo e piove. Prendiamo la decisione di provare a cercare una camera.
Di fronte al bar c’è l’Hotel Bernina, io faccio la guardia alle tanede e Giò entra nell’Hotel. Esce con un sorriso. C’è posto.
La mattina della partenza pioviggina appena appena e decidiamo di partire. Il tempo di preparare tutto e la pioggia smette completamente. Dobbiammo fare il Passo Cassana che è un muro che separa l’Italia dalla Svizzera.
Partiamo e prendiamo subito confidenza con gli zaini carichi sulle spalle. Avevamo escluso la possibilità di usare le borse laterali perchè abbiamo delle Mtb Full e i sentieri sono troppo dissestati per l’uso di un portaborse.
La salita è davvero dura con lo zaino carico e la tenda sul manubrio (la tenda l’abbiamo divisa…pali su una bici e il resto sull’altra). Spesso dobbiamo scendere e spingere la bici. Il cielo è cupo e minaccia di piovere da un momento all’altro.
Nel giro di un paio di ore siamo in cima, il rifugio Cassana è chiuso e l’aria intorno a noi è lugubre.
Chiazze di neve quà e là … siamo ad Agosto.
Siamo in cima sul confine tra Italia e Svizzera, incontriamo una coppia di biker che salgono dal versante opposto, sono stanchi e felici di essere in cima, la ragazza è evidentemente provata.
Per loro ora è tutto facile, una lunga cavalcata in discesa e saranno a Livigno, per noi è diverso … dobbiamo fare tutta la valle Cassana, arrivare a S.Chanf e fare un bel pezzo di engadina tra sali e scendi.
Iniziamo la discesa e inizia anche a piovere…forte.
La dicsesa dal passo Cassana verso l’Engadina
Ci fermiamo e ci mettiamo in modalità Vietnam, antipioggia ecc ecc. La discesa è lunga e si svolge in una valle selvaggia senza segni insediamento umano se non i recinti delle mucche e qualche fattoria.
Dopo circa un oretta di discesa siamo a S.Chanf dove ci innestiamo in Engadina. Siamo fradici e ghiacciati, ci ripariamo sotto un ponte di legno e mangiamo qualcosa. Ora vi confido una cosa: avrei voluto fermarmi e andare in un B&B a farmi un bagno caldo; chiedo a Gio “come va? Proseguiamo o ci fermiamo?”.
Lui con il suo modo di fare ingenuo (immagino che non abbia capito che per arrivare a Scuol ci servivano ancora alcune ore) risponde “..andiamo, andiamo”. Nel frattempo il cielo si apre, è confortante…sono d’accordo, restiamo in sella.
Riprendiamo a pedalare, costeggiamo l’Inn uno stupendo fiume che si snoda nella valle in un paesaggio degno del Canada. In seguito dobbiamo abbandonare l’Inn e salire in costa alla montagna…altra salita.
Pausa in un bar, il sole esce completamente e ci scalda..mangiamo un grosso panino all’aperto.
La sera finalmente raggiungiamo Guarda, decidiamo di fermarci qui; perchè andare a piazzare la tenda a Scuol che è una cittadella quando possiamo starcene in un piccolo paesino Svizzero a mezza costa tra pascoli verdeggianti?!
La fontana dove ci siamo lavati, il ristorante che ci ha dato riparo, il garage dove abbiamo dormito.
Viottoli, case di pietra, un solo ristorantino. Ci cambiamo e ci laviamo in una fontana, ci stiamo rilassando su un prato quando arriva un temporale, piove! Entriamo al ristorante per la cena senza sapere dove avremmo dormito quella sera.
Avremmo poi dormito in un garage aperto affianco ad un pickup! Infatti dopo cena spieghiamo al ristoratore cosa stiamo facendo e chiediamo consiglio su dove piazzare la tenda al riparo dalla pioggia. Ci invita a chiedere al proprietario di una fattoria li vicino nella speranza di poter dormire ne fienile.
Ore 11 di sera, buio e pioggia…DRIIIN, suoniamo alla porta della casetta, ci apre un signore un pò stupito, in breve si rilassa e capisce che siamo innocui. Ci permette di mettere la tenda nel garage…siamo salvi.
La mattina successiva, sono le 8 e il cielo è cupo, umidità ovunque dobbiamo fare una cosa orrenda…rimetterci i vestiti tecnici bagnati che certamente durante la notte non si sono asciugati! Pochi secondi di sofferenza e tutto passa.
La parte finale del canyon
Distanza: 56.8 km
Dislivello: 1778 m
La val Duina, un sentiero scavato nella roccia a strapiombo su un canyon… non vedevo lora di vederlo, ma prima avremmo dovuto arrampicarci.
Riprendiamo l’Inn e scendiamo insieme a lui fino a raggiungere il punto dove imbocchiamo la Valle Duina, inizia la salita.
Dopo un paio di ore arriviamo ad un rifugio dal quale si intravede l’inizio del canyon e il taglio netto nella roccia…il sentiero.
Riposiamo, mangiamo e ripartiamo, c’è il sole, le previsioni danno bello e forse pioggia e freddo saranno solo un ricordo. Ci arrampichiamo su stretti tornati e passerelle con la bici in spalle ed ecco che iniziamo il sentiero extreme. C’è molta gente è stupendo, tutti sono emozionati, ci sono delle funi per tenersi ma è solo psicologico perchè il sentiero è largo e ben fatto.
Qualche galleria, un sacco di foto, e dopo un’ora siamo in cima, la dove la gola quasi di colpo lascia spazio ai pendii erbosi di una valle verdeggiante.
Al termine del sentiero scavato nella roccia, sarà per la stanchezza, sarà per la fame io e Giò litighiamo per una barretta. Non nel senso che dovevamo dividerci una barretta per carità (lui piuttosto morirebbe di fame per lasciarmi mangiare) ma per una stupidaggine assurda. Non ricordo neanche bene, sta di fatto che finisce che ci mettiamo a ridere come 2 deficienti e ripartiamo. Ne approfitto per chiederti scusa qui, pubblicamente, se sono stato scontroso caro amico mio.
Non è finita ora dobbiamo pedalare su un falso piano per arrivare allo Schlinig Pass e scendere in Val Venosta tornando quindi in Italia.
Il sentiero è adagiato sul fondo valle, intorno a noi il nulla.
Nella discesa sbagliamo sentiero, il gps fa le bizze, ci troviamo in val Venosta ma più in basso di dove dovremmo essere quindi ora ci tocca riguadagnare quota per qualche chilometro per raggiungere Nauders in Austria.
Arrivati a San Valentino dobbiamo ammettere si essere cotti, non sappiamo dove montare la tenda ed è ormai buio, ed ecco qui il nostro primo e unico cedimento.
Durante la discesa troviamo un bellissimo laghetto alpino incorniciato da pini e prati verdi. Sono ispiratissimo e in pochi secondi siamo nudi e pronti a tuffarci.
La vista di un Bed&Breakfast ci fa letteralmente trasalire!
Proviamo a chiedere se c’è posto in un piccolo B&B, ora sentite un pò, cosa fareste se un simpatico signore vi proponesse quanto segue? “Andate su in camera, vi fate una bella doccia, scendete in ciabatte che vi preparo uno stufato con la polenta, dopo vi bevete una grappa e ve ne andate a dormire”
La risposta fu ovvia!
Hop Hop, ci svegliamo nel lettone, nella stanza c’è un odore che è un mix tra un circo e una stalla. Però siamo riposati. Colazione, zaini in spalla e via perchè dobbiamo recuperare il pezzo di tappa che ieri ci siamo bevuti.
Le gambe sono ghisate (termine che indica uno stato dei muscoli poco elastico e più simile alla ghisa). Sulla carta dobbiamo fare un giro della madonna perchè dobbiamo salire a Nauders, salire ancora in costa e scendere in engadina di nuovo fino a Scuol per poi iniziare la vera salita. In pratica è come se dovessimo fare come riscaldamento pre salita un giro che da solo basta a farti andare a dormire.
Pranziamo a Nauders che si presenta completamente vuota, ordinata, pulita, un pò finta.
Arriviamo a Scuol (1243mslm) nel pomeriggio e ora dovremmo salire al passo a 2000 mslm. Bhe. lo sapete che Scuol è famosa per le terme? Lo sapete che a Scuol c’è un bel campeggio? Così decidiamo di andare alle terme e fare la salita il giorno dopo. Ecco questa libertà di movimento è impagabile. Il dreilander fatto nella maniera classica non permette questa libertà per via degli Hotel che vi aspettano…a noi non ci aspetta nessuno 🙂
Alle terme di Scuol
Il campeggio di Scuol
Val S. Chair
Questa tappa si svolge in maniera abbastanza tranquilla, è una tappa che non stupisce in particolar modo. E’ un alternarsi di valli, sentieri e strade sterrate che si addentrano nei massicci al cospetto del Piz Sesvenna. Stupisce il fatto che in questa valle ci siano molti orsi, è simpatico vedere che i cestini sono blindati e chiusi con delle catene 🙂
Dopo aver pranzato e dormito un pò stesi sull’erba nel bellissimo paesino di S.Chair arriviamo a S.Maria Mustair per una tranquilla notte in campeggio.
Il campeggio di ST. Maria Mustair
La sera prima per decidere in quale punto del boschetto mettere la tenda avevo guardato la bussola, volevo essere svegliato dal sole e non trovarmi all’umido. La bussola non ha sbagliato ed esattamente tra 2 alberi ecco il sole irraggiarsi tiepido sulla tenda.
C’è un problema: i nostri culi sono brasati, salvati da uno stick di Labello!
C’è un problema: le nostre natiche sono doloranti, il peso dello zaino e le troppe ore in sella hanno creato un forte disagio nel punto dove il culo sfrega sulla sella.
Dopo un attenta analisi decido che occorre fare qualcosa. La risposta è nello stick perle labbra di Giofunny.
Con il coltellino tagliamo una fettina a testa e andiamo in bagno. Si tratta di spalmare il “Labello” nel punto dove il sedere tocca la sella…non c’è da ridere e alla fine il risultato è lo stesso che si ottiene con le creme sottosella fatte apposta 🙂
La Val Mora e lo stick per labbra che si ha “salvato il culo”
Inforchiamo la valle che ci condurrà nella val Mora un vallone incredibile, dolce e bucolico. La salita è lenta e lunga fino al passo omonimo. Mentre pedaliamo sul fondo valle un bimbo ci corre incontro da una baita. Ci mostra una fontana con una bottiglia di Coca Cola e dei bicchieri di plastica. Su un cartello ha scritto “1 bicchiere 50 cent”. Accettiamo e concludiamo l’affare col bimbo Svizzero. Intanto la Madre suona il corno alpino e l’eco si sparge per tutta la valle. Sembra di essere in una puntata di Heidi. Non posso resistere alla tentazione di chiedere alla ragazza di farmi provare a suonare il corno.
Il bimbo della Coca Cola e la ragazza del Corno Alpino
Da li iniziamo a scendere, poi entriamo in un punto dove la valle si fa stretta e il sentiero si inerpica sul fianco.
Mi sento quasi a casa perchè so che da li a poco arriveremo ai laghi di Cancano e poi saremo separati da Livigno solo dal Passo Trela o dal passo Alpisella a seconda del percorso che decideremo di fare.
Val Mora quasi ai laghi di Cancano
Nel primo pomeriggio arriviamo al Rifugio val Fraele sul lago di Cancano, ci sediamo fuori, c’è il sole, i tavoloni di legno.
Arriva una bella ragazza a portarci il menù. Avevamo così tanta fame che proponiamo alla ragazza di farci un piatto speciale apposta per noi con dentro tutto quello che c’era nel menu. Uova, polenta, bacon, salsiccia, salmì di cervo, capriolo, marmotta ecc ecc Scherzo…tuttavia credetemi mangiammo davvero tanto!
Alla fine del lauto pasto un prato verde ci attendeva per dormire e dopo un’oretta di relax eravamo pronti per il grande trionfo, salire al passo Trela e scendere a Livigno.
La salita nella val Pettini è sempre dura e con quegli zaini ancora di più.
Lentamente arriviamo alla Malga Trela e iniziamo la salita verso il passo omonimo.
La malga Trela della famiglia Rini di Bormio
Traffico in discesa! Arriviamo sul Passo Trela ..siamo ormai vicini a Livigno, si vede Trepalle in lontananza. Iniziamo la discesa insieme ad altri bikers che stanno facendo dei giretti li intorno e rimangono stupiti nello scoprire da dove arriviamo.
Finalmente arriviamo a Livigno dopo aver fatto un sentierino tra i larici che sa di fiabesco.
Costeggiamo il lago in silenzio consci di essere riusciti a fare una cosa che era solo un idea. Arriviamo a Livigno e non c’è spazio per la poesia, minaccia di piovere abbiamo già fame.
In campeggio ci fanno piazzare la tenda in un metro quadro tra la rete e un casottino perchè essendo la settimana di Ferragosto non c’è posto.
Montiamo ancora una volta la tenda, facciamo la doccia ed eccoci (vedi la prima foto) camminare verso Livigno a caccia di una pizzeria dove mangiare e fare un riassunto dell’avventura. Pizza e birra.
L’epopea non finisce qui perchè inizia a piovere, forte. Corriamo in tenda che ormai diluvia, e passiamo la notte in compagnia di un gattino che si ripara sotto la tenda insieme a noi, sotto tuoni e lampi e un temporale interminabile.
Ecco in questa foto un riassunto delle cose che mi sono portato, zaino The North Face da Sci alpinismo anche se normalmente uso uno zaino Evoc, scarpe Mavic Alpine XL, Tenda Ferrino Chaos, mtb Specialized Epic Carbon, Casco Met, vestiti vari, sacchetti antipioggia vari della Vango, borraccia in alluminio, coltello svizzero, bussola, salviette, Navigatore Gps Etrex, antipioggia traspiranteThe North Face, kit first Aid della Vaude con forbicine, cerotti, disinfettante, guanti sterili, garze, steri-strip. Asciugamano in microfibra minuscolo della Ferrino e materassino gonfiabile Ultralight prestato da un amico.
Per godere a pieno di questa avventura consiglio vivamente di iscriversi al DreilanderTour e approfittare dello stupendo servizio offerto. Trasporto bagagli e bellissimi hotels trasformeranno questa avventura in qualcosa di magico senza nulla togliere all’avventura.
Per info e domande non esitare a contatarci.
Spero che li racconto ti sia piaciuto e che sia fonte di ispirazione.
Graziano De Maio – Facebook– Instagram
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La Val Federia – La strada che sale verso il Passo cassana
Distanza: 67.9 km
Dislivello: 1533 m
La sera prima della partenza siamo a Livigno e piove forte. Le previsioni non sono buone. Avremmo voluto campeggiare già questa notte anche se non abbiamo ancora tirato fuori tutto dalla macchina e non abbiamo ancora gli zaini e l’attrezzatura pronta nella sua versione Tour, è tutto in macchina. Alle 11 di sera siamo al bar Engadina a bere Taneda, un amaro alpino fatto con l’erba iva, fuori fa freddo e piove. Prendiamo la decisione di provare a cercare una camera.
Di fronte al bar c’è l’Hotel Bernina, io faccio la guardia alle tanede e Giò entra nell’Hotel. Esce con un sorriso. C’è posto.
La mattina della partenza pioviggina appena appena e decidiamo di partire. Il tempo di preparare tutto e la pioggia smette completamente. Dobbiammo fare il Passo Cassana che è un muro che separa l’Italia dalla Svizzera.
Partiamo e prendiamo subito confidenza con gli zaini carichi sulle spalle. Avevamo escluso la possibilità di usare le borse laterali perchè abbiamo delle Mtb Full e i sentieri sono troppo dissestati per l’uso di un portaborse.
La salita è davvero dura con lo zaino carico e la tenda sul manubrio (la tenda l’abbiamo divisa…pali su una bici e il resto sull’altra). Spesso dobbiamo scendere e spingere la bici. Il cielo è cupo e minaccia di piovere da un momento all’altro.
Nel giro di un paio di ore siamo in cima, il rifugio Cassana è chiuso e l’aria intorno a noi è lugubre.
Chiazze di neve quà e là … siamo ad Agosto.
Siamo in cima sul confine tra Italia e Svizzera, incontriamo una coppia di biker che salgono dal versante opposto, sono stanchi e felici di essere in cima, la ragazza è evidentemente provata.
Per loro ora è tutto facile, una lunga cavalcata in discesa e saranno a Livigno, per noi è diverso … dobbiamo fare tutta la valle Cassana, arrivare a S.Chanf e fare un bel pezzo di engadina tra sali e scendi.
Iniziamo la discesa e inizia anche a piovere…forte.
La dicsesa dal passo Cassana verso l’Engadina
Ci fermiamo e ci mettiamo in modalità Vietnam, antipioggia ecc ecc. La discesa è lunga e si svolge in una valle selvaggia senza segni insediamento umano se non i recinti delle mucche e qualche fattoria.
Dopo circa un oretta di discesa siamo a S.Chanf dove ci innestiamo in Engadina. Siamo fradici e ghiacciati, ci ripariamo sotto un ponte di legno e mangiamo qualcosa. Ora vi confido una cosa: avrei voluto fermarmi e andare in un B&B a farmi un bagno caldo; chiedo a Gio \”come va? Proseguiamo o ci fermiamo?\”.
Lui con il suo modo di fare ingenuo (immagino che non abbia capito che per arrivare a Scuol ci servivano ancora alcune ore) risponde \”..andiamo, andiamo\”. Nel frattempo il cielo si apre, è confortante…sono d’accordo, restiamo in sella.
Riprendiamo a pedalare, costeggiamo l’Inn uno stupendo fiume che si snoda nella valle in un paesaggio degno del Canada. In seguito dobbiamo abbandonare l’Inn e salire in costa alla montagna…altra salita.
Pausa in un bar, il sole esce completamente e ci scalda..mangiamo un grosso panino all’aperto.
La sera finalmente raggiungiamo Guarda, decidiamo di fermarci qui; perchè andare a piazzare la tenda a Scuol che è una cittadella quando possiamo starcene in un piccolo paesino Svizzero a mezza costa tra pascoli verdeggianti?!
La fontana dove ci siamo lavati, il ristorante che ci ha dato riparo, il garage dove abbiamo dormito.
Viottoli, case di pietra, un solo ristorantino. Ci cambiamo e ci laviamo in una fontana, ci stiamo rilassando su un prato quando arriva un temporale, piove! Entriamo al ristorante per la cena senza sapere dove avremmo dormito quella sera.
Avremmo poi dormito in un garage aperto affianco ad un pickup! Infatti dopo cena spieghiamo al ristoratore cosa stiamo facendo e chiediamo consiglio su dove piazzare la tenda al riparo dalla pioggia. Ci invita a chiedere al proprietario di una fattoria li vicino nella speranza di poter dormire ne fienile.
Ore 11 di sera, buio e pioggia…DRIIIN, suoniamo alla porta della casetta, ci apre un signore un pò stupito, in breve si rilassa e capisce che siamo innocui. Ci permette di mettere la tenda nel garage…siamo salvi.
La mattina successiva, sono le 8 e il cielo è cupo, umidità ovunque dobbiamo fare una cosa orrenda…rimetterci i vestiti tecnici bagnati che certamente durante la notte non si sono asciugati! Pochi secondi di sofferenza e tutto passa.
La parte finale del canyon
Distanza: 56.8 km
Dislivello: 1778 m
La val Duina, un sentiero scavato nella roccia a strapiombo su un canyon… non vedevo lora di vederlo, ma prima avremmo dovuto arrampicarci.
Riprendiamo l’Inn e scendiamo insieme a lui fino a raggiungere il punto dove imbocchiamo la Valle Duina, inizia la salita.
Dopo un paio di ore arriviamo ad un rifugio dal quale si intravede l’inizio del canyon e il taglio netto nella roccia…il sentiero.
Riposiamo, mangiamo e ripartiamo, c’è il sole, le previsioni danno bello e forse pioggia e freddo saranno solo un ricordo. Ci arrampichiamo su stretti tornati e passerelle con la bici in spalle ed ecco che iniziamo il sentiero extreme. C’è molta gente è stupendo, tutti sono emozionati, ci sono delle funi per tenersi ma è solo psicologico perchè il sentiero è largo e ben fatto.
Qualche galleria, un sacco di foto, e dopo un’ora siamo in cima, la dove la gola quasi di colpo lascia spazio ai pendii erbosi di una valle verdeggiante.
Al termine del sentiero scavato nella roccia, sarà per la stanchezza, sarà per la fame io e Giò litighiamo per una barretta. Non nel senso che dovevamo dividerci una barretta per carità (lui piuttosto morirebbe di fame per lasciarmi mangiare) ma per una stupidaggine assurda. Non ricordo neanche bene, sta di fatto che finisce che ci mettiamo a ridere come 2 deficienti e ripartiamo. Ne approfitto per chiederti scusa qui, pubblicamente, se sono stato scontroso caro amico mio.
Non è finita ora dobbiamo pedalare su un falso piano per arrivare allo Schlinig Pass e scendere in Val Venosta tornando quindi in Italia.
Il sentiero è adagiato sul fondo valle, intorno a noi il nulla.
Nella discesa sbagliamo sentiero, il gps fa le bizze, ci troviamo in val Venosta ma più in basso di dove dovremmo essere quindi ora ci tocca riguadagnare quota per qualche chilometro per raggiungere Nauders in Austria.
Arrivati a San Valentino dobbiamo ammettere si essere cotti, non sappiamo dove montare la tenda ed è ormai buio, ed ecco qui il nostro primo e unico cedimento.
Durante la discesa troviamo un bellissimo laghetto alpino incorniciato da pini e prati verdi. Sono ispiratissimo e in pochi secondi siamo nudi e pronti a tuffarci.
La vista di un Bed&Breakfast ci fa letteralmente trasalire!
Proviamo a chiedere se c’è posto in un piccolo B&B, ora sentite un pò, cosa fareste se un simpatico signore vi proponesse quanto segue? \”Andate su in camera, vi fate una bella doccia, scendete in ciabatte che vi preparo uno stufato con la polenta, dopo vi bevete una grappa e ve ne andate a dormire\” La risposta fu ovvia!
Terzo giorno: da Nauders (AU) a St. Maria Mustair (CH) attraverso la Val S. Charl
Hop Hop, ci svegliamo nel lettone, nella stanza c’è un odore che è un mix tra un circo e una stalla. Però siamo riposati. Colazione, zaini in spalla e via perchè dobbiamo recuperare il pezzo di tappa che ieri ci siamo bevuti.
Le gambe sono ghisate (termine che indica uno stato dei muscoli poco elastico e più simile alla ghisa). Sulla carta dobbiamo fare un giro della madonna perchè dobbiamo salire a Nauders, salire ancora in costa e scendere in engadina di nuovo fino a Scuol per poi iniziare la vera salita. In pratica è come se dovessimo fare come riscaldamento pre salita un giro che da solo basta a farti andare a dormire.Pranziamo a Nauders che si presenta completamente vuota, ordinata, pulita, un pò finta.
Arriviamo a Scuol (1243mslm) nel pomeriggio e ora dovremmo salire al passo a 2000 mslm. Bhe. lo sapete che Scuol è famosa per le terme? Lo sapete che a Scuol c’è un bel campeggio? Così decidiamo di andare alle terme e fare la salita il giorno dopo. Ecco questa libertà di movimento è impagabile. Il dreilander fatto nella maniera classica non permette questa libertà per via degli Hotel che vi aspettano…a noi non ci aspetta nessuno 🙂
Alle terme di ScuolIl campeggio di Scuol
Quarto giorno: Val S. Chair – S. Maria Mustair
Val S. Chair
Questa tappa si svolge in maniera abbastanza tranquilla, è una tappa che non stupisce in particolar modo. E’ un alternarsi di valli, sentieri e strade sterrate che si addentrano nei massicci al cospetto del Piz Sesvenna. Stupisce il fatto che in questa valle ci siano molti orsi, è simpatico vedere che i cestini sono blindati e chiusi con delle catene 🙂
Dopo aver pranzato e dormito un pò stesi sull’erba nel bellissimo paesino di S.Chair arriviamo a S.Maria Mustair per una tranquilla notte in campeggio.Quinto Giorno – S. Maria Mustair (CH) – Livigno (IT) la Val Mora e il Passo Trela
Il campeggio di ST. Maria Mustair
La sera prima per decidere in quale punto del boschetto mettere la tenda avevo guardato la bussola, volevo essere svegliato dal sole e non trovarmi all’umido. La bussola non ha sbagliato ed esattamente tra 2 alberi ecco il sole irraggiarsi tiepido sulla tenda.
C’è un problema: i nostri culi sono brasati, salvati da uno stick di Labello!
C’è un problema: le nostre natiche sono doloranti, il peso dello zaino e le troppe ore in sella hanno creato un forte disagio nel punto dove il culo sfrega sulla sella.
Dopo un attenta analisi decido che occorre fare qualcosa. La risposta è nello stick perle labbra di Giofunny.
Con il coltellino tagliamo una fettina a testa e andiamo in bagno. Si tratta di spalmare il \”Labello\” nel punto dove il sedere tocca la sella…non c’è da ridere e alla fine il risultato è lo stesso che si ottiene con le creme sottosella fatte apposta 🙂La Val Mora e lo stick per labbra che si ha \”salvato il culo\”
Ci alziamo e ormai con maestria smontiamo tutto, gli zaini pesanti sono già pronti e ce ne andiamo a fare colazione. Per le colazioni non si bada a spese, bignè, succhi, sfogliatine, strudel e caffè americano.
Inforchiamo la valle che ci condurrà nella val Mora un vallone incredibile, dolce e bucolico. La salita è lenta e lunga fino al passo omonimo. Mentre pedaliamo sul fondo valle un bimbo ci corre incontro da una baita. Ci mostra una fontana con una bottiglia di Coca Cola e dei bicchieri di plastica. Su un cartello ha scritto \”1 bicchiere 50 cent\”. Accettiamo e concludiamo l’affare col bimbo Svizzero. Intanto la Madre suona il corno alpino e l’eco si sparge per tutta la valle. Sembra di essere in una puntata di Heidi. Non posso resistere alla tentazione di chiedere alla ragazza di farmi provare a suonare il corno.
Il bimbo della Coca Cola e la ragazza del Corno AlpinoDa li iniziamo a scendere, poi entriamo in un punto dove la valle si fa stretta e il sentiero si inerpica sul fianco.
Mi sento quasi a casa perchè so che da li a poco arriveremo ai laghi di Cancano e poi saremo separati da Livigno solo dal Passo Trela o dal passo Alpisella a seconda del percorso che decideremo di fare.Val Mora quasi ai laghi di Cancano
Arrivavamo da 2 giorni in Svizzera dove il cibo è pessimo, non sanno fare la pizza e oltretutto i costi sono esorbitanti. La sera prima inoltre avevamo mangiato delle orrende salsiccette con un pezzo di pane raffermo; provate quindi ad immaginare cosa è successo quando arriviamo al rifugio val Fraele in territorio Italiano.
Nel primo pomeriggio arriviamo al Rifugio val Fraele sul lago di Cancano, ci sediamo fuori, c’è il sole, i tavoloni di legno.
Arriva una bella ragazza a portarci il menù. Avevamo così tanta fame che proponiamo alla ragazza di farci un piatto speciale apposta per noi con dentro tutto quello che c’era nel menu. Uova, polenta, bacon, salsiccia, salmì di cervo, capriolo, marmotta ecc ecc Scherzo…tuttavia credetemi mangiammo davvero tanto!Alla fine del lauto pasto un prato verde ci attendeva per dormire e dopo un’oretta di relax eravamo pronti per il grande trionfo, salire al passo Trela e scendere a Livigno.
La salita nella val Pettini è sempre dura e con quegli zaini ancora di più.Lentamente arriviamo alla Malga Trela e iniziamo la salita verso il passo omonimo.
La malga Trela della famiglia Rini di Bormio
Traffico in discesa! Arriviamo sul Passo Trela ..siamo ormai vicini a Livigno, si vede Trepalle in lontananza. Iniziamo la discesa insieme ad altri bikers che stanno facendo dei giretti li intorno e rimangono stupiti nello scoprire da dove arriviamo.
L’arrivo a Livigno
Finalmente arriviamo a Livigno dopo aver fatto un sentierino tra i larici che sa di fiabesco.
Costeggiamo il lago in silenzio consci di essere riusciti a fare una cosa che era solo un idea. Arriviamo a Livigno e non c’è spazio per la poesia, minaccia di piovere abbiamo già fame.
In campeggio ci fanno piazzare la tenda in un metro quadro tra la rete e un casottino perchè essendo la settimana di Ferragosto non c’è posto.
Montiamo ancora una volta la tenda, facciamo la doccia ed eccoci (vedi la prima foto) camminare verso Livigno a caccia di una pizzeria dove mangiare e fare un riassunto dell’avventura. Pizza e birra.
L’epopea non finisce qui perchè inizia a piovere, forte. Corriamo in tenda che ormai diluvia, e passiamo la notte in compagnia di un gattino che si ripara sotto la tenda insieme a noi, sotto tuoni e lampi e un temporale interminabile.L’attrezzatura
Ecco in questa foto un riassunto delle cose che mi sono portato, zaino The North Face da Sci alpinismo anche se normalmente uso uno zaino Evoc, scarpe Mavic Alpine XL, Tenda Ferrino Chaos, mtb Specialized Epic Carbon, Casco Met, vestiti vari, sacchetti antipioggia vari della Vango, borraccia in alluminio, coltello svizzero, bussola, salviette, Navigatore Gps Etrex, antipioggia traspiranteThe North Face, kit first Aid della Vaude con forbicine, cerotti, disinfettante, guanti sterili, garze, steri-strip. Asciugamano in microfibra minuscolo della Ferrino e materassino gonfiabile Ultralight prestato da un amico.
Per godere a pieno di questa avventura consiglio vivamente di iscriversi al DreilanderTour e approfittare dello stupendo servizio offerto. Trasporto bagagli e bellissimi hotels trasformeranno questa avventura in qualcosa di magico senza nulla togliere all’avventura.
Per info e domande non esitare a contatarci.Spero che li racconto ti sia piaciuto e che sia fonte di ispirazione.
Graziano De Maio – Facebook- Instagram “}}]}]}]}],”version”:”2.2.4″} –>