Donne italiane e Mountain Bike

Risposte intervista virtuale

Intervista alla Dottoressa Eva Lucchesi Tagliabue. www.psicologimip.it

Abbiamo intervistato la Dottoressa Lucchesi (psicologa e psicolterapeuta) in merito ad alcuni aspetti del rapporto delle Donne con gli sport Outdoor nella cultura mediterranea.
L’intervista nasce dalla volontà di capire un pò meglio perchè nei paesi anglosassoni è molto più semplice incontrare donne che fanno sport.

Dopo questa intervista e alcune riflessioni è nato però un dubbio, una nuova possibilità:

Le donne sono comunque numericamente  sempre meno degli uomini a fare sport questo sia in Italia che altrove, in Italia, la popolazione sportiva è in generale un numero minore rispetto ai paesi anglosassoni, di conseguenza nasce il dubbio che in Italia si vedano poche donne fare sport solo perchè in generale ci sono molto meno sportivi !

Ecco l’intervista

i commenti a fondo pagina sono graditi, la Dottoressa risponderà volentieri.

1- Le donne Italiane, è un dato di fatto, sono poco propense a fare sport all’aria aperta e a coltivare una passione sportiva, è una questione di cultura o sono meno dotate delle donne anglosassoni?

E’ vero che le donne amano praticare di più gli sport al chiuso rispetto a quelli all’aria aperta, anche se gli sport praticati in montagna riscontrano percentuali simili tra uomini e donne (uomini 14,1 per centro - donne 12,7 per cento).

E’ anche vero però, che rispetto alla pratica degli sport, o all’esercizio di una qualsiasi attività fisica, all’aperto o al chiuso, la quota degli sportivi maschi è tendenzialmente ferma all’anno 2003, mentre è aumentata la pratica sportiva tra le donne. In particolare, è questo è un dato veramente interessante, l’incremento è dovuto alle bambine dai 6 ai 10 anni, alle donne tra i 45 e i 54 anni e a quelle tra i 60 e i 64 anni.

Inoltre, tra i 3 e i 5 anni le bambine praticano più sport dei loro coetanei maschi.

Ovviamente, le donne italiane non temono confronti con le donne anglosassoni, rispetto a prestazioni e competenze sportive, le nostre campionesse, nel corso degli anni, l’hanno ampiamente dimostrato.

Quello che manca invece alle nostre bambine, future donne, sono le grandi opportunità che hanno le donne anglosassoni.

E’ certamente una questione culturale, politica e sociale, che non riguarda soltanto le donne, ma come è vissuto lo sport in Italia, la quantità e la qualità degli investimenti, la volontà di educare i giovani e la popolazione a praticare uno sport o una qualsiasi attività fisica.

Ancora oggi, lo sport che riceve più investimenti e visibilità è il calcio.

I dati dell’Istat sono molto significativi: nel 2006 circa 17 milioni e 170 mila persone praticano uno o più sport (30,2%); il 20,1% fa con continuità, mentre il 10,1% lo fa saltuariamente.

Circa 16 milioni e 120 mila persone (28,4%) svolge un’attività fisica (passeggiate di almeno 2 km. nuoto, ciclismo, corsa, etc.)

Circa 23 milioni e 300 mila persone (41%) non fa assolutamente nulla.

(dati Istat : " Lo sport che cambia" Argomenti n. 23 /2005 - " La pratica sportiva in Italia" - anno 2006).

Tornando alle nostre donne che praticano sport al chiuso, direi che non sono certamente invogliate a cambiare trend. Soltanto in occasione di manifestazioni sportive internazionali e se vincono medaglie diventano “visibili”!

Sono meno d’accordo sul fatto che le donne siano meno propense a coltivare una passione sportiva, se per passione s’intende continuità, impegno, dedizione, sacrificio e rinuncia.

I dati dell’Istat, fanno ben sperare per le nuove generazioni!

2-Ci sono secondo lei delle implicazioni legate alla nostra cultura mediterranea?

Che la cultura mediterranea sia tendenzialmente maschilista è purtroppo ancora una realtà, con cui le donne italiane fanno i conti quotidianamente.

Il Ministero delle Pari Opportunità ne è la prova lampante. Rispetto al nord dell’Europa siamo indietro di almeno 40 anni e il nostro meridione ha punte di discriminazione molto grande.

Oggettivamente, le donne fanno molta più fatica degli uomini ad assumere ruoli o incarichi importanti. Per raggiungere posizioni di rilievo economico, sociale o politico devono essere più “brave, preparate e aggiornate”, e devono continuamente dimostrare il loro valore. In Italia, e anche questo purtroppo, è un dato di fatto, non è la meritocrazia che è premiata, per entrambi i sessi, bensì le raccomandazioni, le conoscenze, l’essere parente di qualcuno che ha una posizione di potere. La società italiana sembra essere molto restia ai cambiamenti, arriviamo sempre tardi rispetto ai “concittadini” europei, e la parte di popolazione più innovativa e pronta ai cambiamenti fa spesso degli sforzi notevoli per modificare status che sembrano marmorizzati. Le donne sono più penalizzate anche perché i servizi pubblici all’infanzia o a favore degli anziani non più autosufficienti, non sono adeguati alle necessità delle famiglie e quindi, quando è inderogabile il soddisfacimento di un bisogno familiare, sono le prime che devono ridurre o rinunciare per esempio al lavoro, alla carriera, a interessi personali, culturali, sportivi, sociali.

A livello europeo la disoccupazione femminile italiana raggiunge i primi posti di tutte le graduatorie degli ultimi anni (…qui nessuno ci batte!).

Disoccupazione, vuol dire non poter avere risorse economiche che permettono, oltre che la sopravvivenza quotidiana, anche la possibilità di investire il proprio futuro di aspirazioni, desideri, sogni.

Per non parlare della violenza sulle donne, in tutte le sue manifestazioni e forme, che sembra essere in aumento all’interno e all’esterno delle mura domestiche e in ambito lavorativo.

3-Quando l’uomo lascia a casa la propria partner la domenica per seguire una sua passione sportiva sperimenta il senso di colpa, perchè non è mail il contrario?
Specifico… perchè è chi esce e fa “qualcosa” a sentirsi in colpa e non chi rimane perchè non ha voglia di seguire?

Perché deve essere il contrario, e siamo sicuri che chi rimanga a casa non senta un senso di colpa o quantomeno di inadeguatezza?

E’ interessante che lei dia per certo che chi esce e fa qualcosa si senta in colpa, quando solitamente si vive il senso di colpa, perché si avverte di non aver fatto abbastanza per sé o per l’altro, essendone in grado e avendone le possibilità, e/o si privilegiano i propri bisogni e necessità svalutando o non tenendo nel dovuto conto quelli dell’altro.

Le generalizzazioni in questo caso potrebbero essere fuorvianti, con il rischio di banalizzare rapporti affettivi e dinamiche relazionali molto delicati.

Mi chiedo se i due partner siano d’accordo su chi esce e su chi resta e se la partner possa, se vuole, in attesa del ritorno del compagno, uscire a sua volta, facendo altro? Perché, se la risposta è sì, allora il senso di colpa dell’uomo non avrebbe ragione d’essere.

Giacché non sentiamo o facciamo nulla per niente, il senso di colpa in questo caso, potrebbe nascondere molto “non detto” ed essere la manifestazione di un disagio della coppia.

4 - Nel 90% dei casi sento dire dai miei amici “questa domenica non vengo, sto a casa con mia moglie” e mai una volta sento dire “questa domenica non vengo mia moglie vuole che la porto a fare un sentiero diverso o una corsa in un altro posto” mi chiedo quindi perchè le donne raramente hanno una passione per qualcosa che sia diverso dallo shopping ?

Il mio osservatorio è un po’ diverso, nel senso che le donne, le ragazze, che conosco o di cui sono a conoscenza non fanno soltanto lo shopping di domenica, ma vanno a correre, vanno in piscina, portano i figli a teatro o al cinema, vanno a vedere le mostre, frequentano, ahi me, corsi di aggiornamento, studiano, lavorano, fanno volontariato, puliscono casa, fanno il bucato, stirano, etc.

E’ vero, una larga percentuale di donne fa lo shopping, ma la generalizzazione anche in questo caso potrebbe essere non rispondente alla realtà.

Rispetto allo shopping, le volte che sono dovuta andare in un centro commerciale, con annesso supermercato, di domenica, per fare la spesa, le persone incontrate erano in egual misura di entrambi i sessi e non mi è sembrato che gli uomini avessero un’aria annoiata o sofferente, anzi, alcuni negozi erano frequentati quasi esclusivamente da uomini.

Per rispondere alla sua domanda, vorrei chiederle se gli uomini cui lei si riferisce, accettano e possono condividere altre “passioni” delle loro donne?

Facciamo un esempio, moltissime donne, soprattutto dal 2000 al 2006 (dati Istat) hanno sviluppato un grande interesse per la danza e il ballo, frequentando con grande passione e continuità vari corsi. Per inciso, ballare è un’attività che tonifica il corpo e la mente, sviluppa una buona coordinazione motoria, aumenta la capacità respiratoria e il tono muscolare e, non ultimo, favorisce allegria, ironia e una buona socializzazione.

Ipotizzare uno scambio alla pari: una domenica in montagna, per sentieri in Mtb e l’altra a un corso di ballo o a nuoto o a correre, o in palestra, o a fare shopping, o a una mostra, etc., potrebbe essere, forse l’inizio di una condivisione paritaria di passioni, tutte legittime e importanti?

6- Sappiamo tutti che ci sono grandi benefici fisici nel coltivare una passione sportiva a contatto con la natura, cosa ci puo’ dire di eventuali benefici nell’umore e nella parte emotiva?
Sicuramente coltivare una passione sportiva ma anche non sportiva fa bene all’individuo, nel senso che gli permette di riconoscere e utilizzare tutte le sue potenzialità e risorse interne.

Rispetto allo sport, il raggiungimento del benessere fisico si trasforma abbastanza velocemente anche in un rinnovato o ritrovato benessere emotivo e psicologico. Fare sport o attività fisica con continuità e costanza, favorisce nella persona una maggiore sicurezza e consapevolezza di sé, allentando le tensioni e diminuendo lo stress.

7- Dottoressa, lei fa sport, se la risposta è no ci spiega perchè?

Il mio lavoro mi porta a ascoltare molto e a non parlare di me, comunque se può essere utile, rispondo volentieri, anche perché ci sono dei riferimenti a quanto scritto.

In questo periodo non faccio sport, anche se l’ho praticato in passato, e questo mi crea a volte un certo disagio e un po’, di sensi di colpa, “auto diretti”! Continuo però a fare lunghe passeggiate a piedi in qualsiasi posto dove trovo verde, acqua e roccia, facendo molte fotografie e ascoltando musica. Ho rinunciato allo sport, perché ho dovuto utilizzare il mio tempo, dando priorità e maggiore attenzione al soddisfacimento di bisogni familiari e lavorativi. Il senso di colpa è soprattutto rivolto verso me stessa, nel senso che a volte, ho l’impressione di non essere riuscita a organizzarmi al meglio delle mie possibilità.

E’ un piccolo senso di colpa, che solitamente “si presenta”, quando le problematiche quotidiane che devo affrontare sembrano essere difficili da risolvere. Come già detto, nulla si fa per niente, quindi probabilmente ciò che facciamo è l’unica “soluzione” possibile in quella situazione con quelle risorse e strumenti.
Un’ultima considerazione: il fatto che voi “muscolosi e performanti biker” vi siete posti il problema di come coinvolgere le vostre compagne, o l’universo femminile, nella vostra passione, fa ben sperare per la stabilità e maturità della coppia e una nuova armonia dei rapporti interpersonali. Mettersi in discussione, anche se faticoso e doloroso, è sempre indicatore di flessibilità, curiosità, intelligenza emotiva e capacità di accettare e convivere con i propri limiti, e di conseguenza più tolleranti e accoglienti rispetto agli altri, nel vostro caso “altre”.