Quando il vento e la grandine ti tagliano le gambe direi che 84 km sono quasi impossibili…..ma con il sole e buoni amici sembrano un lampo nella mia memoria!
Sellaronda Hero, definita la “Marathon bike più dura d’Europa”.
In realtà chi corre veramente mi ha spiegato che così non e’. Un esempio tra tutti: la MB-Race di Combloux con i suoi 140 km e oltre 7.000 metri di dislivello.
Ma passiamo oltre. Per una comune mortale me, la Hero e’ più che sufficiente: 4400m di dislivello si ottengono sommando salite nelle quali devi magari spingere x 10km…e non esagero.
Devo dire che il posto da favola rende più sopportabile la fatica, ma la chiave che mi ha permesso di arrivare fino in fondo sono state le persone che ho incontrato e che hanno condiviso il percorso con me.
Prima di iniziare la gara ho preparato una lista di quelli che chiamo “i miei santini”: persone assolutamente normali (quindi non campioni) che hanno fatto cose speciali e che io penso di avere con me nei momenti di crisi. Man mano che la fatica cresce io inizio a pensare a quelli forti e quando sono disperata è il momento di “invocare” il supereroe, il più forte di tutti!! Ahah!
Stavolta ho incontrato dei santi in carne ed ossa, che sono stati per me come degli angeli custodi.
All’inizio ho percorso una parte di gara con Valeria, Mapo, Cristiano
Fieke e’ una ragazza olandese dolce dolce che mi ha chiesto di pedalare con lei. “It’s so long…” mi diceva. Peccato che in salita mi bruciava … Le ho chiesto come si allena in Olanda (nota per imponenti catene montuose) e la risposta è stata: in bici da corsa controvento. Ooook!! Una grande 🙂
Un compagno di avventura che invece non dimenticherò mai e’ Francesco: l’uomo che mi ha trascinata fino alla fine. Abbiamo iniziato a spronarci lungo la famosa salita al Sourasass, un muro da fare tutto a spinta, e abbiamo così continuato a darci supporto fino al traguardo.
La vera difficoltà e’ iniziata alla base della salita per il Duron. Ormai pioveva da un po’, ma li’ ha iniziato a diluviare. Le mani e i piedi erano sempre più freddi…
Piano piano la pioggia si e’ trasformata in grandine e ha cominciato a soffiare un vento gelido. Ho saputo poi che la temperatura non superava i 5 gradi.
Sono partita ovviamente in tenuta estiva per il caldo mattutino e con un solo k-way ultra light nella tasca, ma a un certo punto temevo l’amputazione di mani e piedi. Quando ho iniziato a sentire una pioggia di sassi sulle mia braccia mi sono riparata sotto il tetto di una piccola stalla. Il cielo non smetteva più di tuonare…sembrava che le montagne mi dicessero: “Ehi! Guarda che se noi ci arrabbiamo, voi non passate!!!”. Purtroppo però il temporale non accennava a placarsi e ho deciso di ripartire, anche perché mi aveva raggiunta Francesco urlando “Dai, Dai, Dai!! Si può fare!!!”
Le gambe erano troppo congelate per pedalare…ho quindi iniziato a correre per far circolare un po’ il sangue. La gente era davvero poca e non parlava piu’ nessuno. Francesco, un po’ più avanti di me, soffriva ma continuava a girarsi e a incitarmi.
Ho incontrato anche un biker davvero in crisi, che ogni due metri urlava “Vaffanculo! Vaffanculo! Sto congelando!!! Non sento più le mani”. Gli ho detto di seguirmi e abbiamo iniziato a parlare…cercavamo entrambi di farci coraggio come potevamo. “Orzi” lo chiamavo, diminutivo del suo paese di origine, e lui ci ha seguiti fino alla fine! Eroico!!
Nel momento più duro confesso che mi sono scese due lacrime (proprio a me che incitavo gli altri)…penso che si possano considerare l’equivalente dei “vaffa” di Orzi. Il vento gelido e la grandine sembravano pietre sulle braccia e sul viso. Continuavo a scendere dalla bici e a correre per scaldare i piedi ormai immersi in un secchio d’acqua.
Ad un certo punto alcuni volontari della croce rossa lungo il sentiero mi hanno urlato a squarciagola “Non devi mollare, Non devi!!!” e questo mi ha permesso di superare il pezzo con il vento più forte….
Bene….a un certo punto il pianto si e’ trasformato in un pianto di emozione…..perché mai e poi mai avrei pensato di superare questo limite.
La forza del gruppo…dei perfetti sconosciuti che difficilmente scorderò.
Un ringraziamento particolare va a tutti gli amici che mi hanno spronata a partecipare e mi hanno sostenuta….in particolare Federica che convolava a nozze nella stessa data. Scusate se non vi elenco tutti ma siete stati tantissimi e favolosi!!
Qualche dritta…
Se non siete atleti navigati delle ultramarathon, vi consiglio di approcciare il Sellaronda Hero partendo dal percorso “breve”. Non mancheranno le difficoltà, ma nemmeno le amenità…..ricordiamoci che si pedala in mezzo a un Patrimonio Unesco. In alternativa è possibile imparare a gestire queste distanze abituandosi a fare percorsi abbastanza lunghi (non bastano i 20-30 km della domenica).
Non temete la fame: ci sono acqua e ristori a volontà. Oltre 400 volontari hanno offerto un’assistenza impeccabile all’evento.
Se poi volete godervi le discese, iscrivetevi nella categoria “tesserati”: questo vi permetterà di evitare qualche coda in quanto vi faranno partire nelle prime griglie.
Curiosità
Le Dolomiti, anche dette Monti pallidi, sono un insieme di gruppi montuosi delle Alpi Orientali italiane, comprese tra le province di Belluno (sul cui territorio sono situati la maggior parte dei gruppi dolomitici), Bolzano, Trento, Udine e Pordenone. Il 26 giugno 2009 il Comitato Esecutivo della Convenzione sul patrimonio materiale dell’umanità dell’UNESCO, riunita a Siviglia, ha dichiarato le Dolomiti Patrimonio dell’Umanità: tale riconoscimento “certifica” l‘unicità, nel mondo, delle Dolomiti.
E il vostro Sellaronda com’è andato?!?!?!